Il percorso del Mastodonte

Escursione sulle orme dei ritrovamenti paleontologici nella Valle del Torrente Traversola, tra alberi, fiori e fossili in una zona rimasta ai margini della antropizzazione che ha mantenuto una particolare biodiversità.

Anello alla ricerca del Mastodonte

 

Luogo di ritrovo:  Stazione ferroviaria di San Paolo Solbrito
Sviluppo e dislivello: 11,6 Km +136 m
Quota massima raggiunta: +260m slm
Difficoltà: E “escursionistica”. Itinerari su sentieri o evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie…)
Tempo di percorrenza: 3,5h
Necessario per l’escursione: scarponcini da trekking, pantaloni lunghi, giacca a vento, riserva d’acqua (non sono presenti fonti lungo il percorso), spray antizanzare, crema solare, cappellino.
Pranzo al sacco.
Consigliati bastoncini da trekking, guida botanica.
Cartografia: Cartina-delle-Mappe.pdf
Traccia GPX: SAVI_Valle_.gpx
Info: Gian Carlo Prato – Tel. 380 3113987

Altimetria

Descrizione percorso

Il tragitto si sviluppa in un’area compresa tra i comuni di San Paolo Solbrito e Villanova d’Asti. La zona è una valle caratterizzata dalla presenza di due corsi d’acqua, il Torrente Traversola (Rio Della Valle) e quella che i locali chiamano la Bealera, un canale artificiale che convoglia le acque a monte del Mulino del Casale e che ne alimenta il moto.

Uscendo dalla stazione (1) il percorso segue la strada asfaltata in discesa, all’altezza della seconda curva si abbandona l’asfalto e si prosegue su una strada di campagna che ci condurrà verso il bosco (2). Si prosegue seguendo la strada. All’interno della vegetazione è possibile distinguere varie tipologia di alberi, querce, olmi, sambuchi. Il sentiero attraversa anche zone coltivate e prati (3/4).

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Procedendo nel fondo valle si percorre una parte del cammino di Don Bosco (5). Dopo circa 2.5 km dalla partenza saremo in prossimità del Mulino del Casale (6): questo edificio risalente al XV secolo, ora adibito a struttura recettiva e ristorante, ospita ancora le antiche macine mentre la ruota risale al 1800. Il mulino funzionò fino alla metà del secolo scorso.

Giunti alla “provinciale” giriamo a destra e la percorriamo per 500 m fino alla strada che costeggia la Cascina Nuova (7): qui, a sinistra, si imbocca la strada che percorre la Valle dei Savi.

Questa valle gode di una biodiveristà unica nel contesto dell’Astigiano.
E’ possibile vedere specie arboree varie tipiche delle zone umide: sono presenti l’ontano nero, la farnia, il salice bianco (8).

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Questo strada è marcata come sentiero 601 (9).

La valle gode di una modesta presenza antropica, i boschi sono tanti e folti. La zona è anche produttrice di tartufi (10).

Dopo circa 2 km dalla svolta (5 dalla partenza) incontriamo un affioramento di Sabbie gialle d’Asti (11A). Questa formazione geologica ci porta ad un periodo molto antico (Pliocene) in cui l’Astigiano era coperto dalle acque del Mare Padano. All’interno dell’affioramento sono presenti le conchiglie fossili che testimoniano quanto detto (11B).

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Procedendo lungo il sentiero, dopo una curva a sinistra, in prossimità di un noccioleto, si snoda il cammino che porta al Colle Don Bosco (12). Noi proseguiamo dritto ed attraversiamo il Rio Traversola che in questo punto si chiama ancora Rio Della Valle (13). In questa parte pianeggiante trovano posto varie coltivazioni. Poche decine di metri dopo incrociamo la Bealera (14) e subito riconosciamo la vegetazione tipica dei margini dei corsi d’acqua: varie farnie costeggiano il canale (15).

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Da qui proseguiamo spediti  ed affrontiamo la prima salita che ci porta nelle vicinanze della frazione Savi nel comune di Villanova d’Asti. La strada corre tra campi coltivati e boschi: giunti in sommità ci si può fermare per un attimo di ristoro sotto il portico della chiesetta di San Giuseppe (16), cappella eretta da una famiglia della frazione nella prima parte del 1800.

Come detto non ci sono fonti lungo il tragitto, ma allungando di circa un chilometro ed entrando nell’abitato della frazione, di fronte alla chiesa scorgeremmo una fonte. Se fossimo in orario potremmo incontrare il circolo parrocchiale, che funge da bar, aperto (domenica tutto il giorno, in settimana solo al pomeriggio).

Dalla chiesa di San Giuseppe giriamo a sinistra e, proseguendo sul crinale, ci dirigiamo nuovamente verso il bosco. Imbocchiamo uno stretto sentiero che una volta era un passaggio utilizzato dai contadini ma che con l’abbandono delle coltivazioni è stato invaso dalla vegetazione (17).
Dall’imbocco, percorrendo circa 200 m in discesa, troviamo un altro edificio religioso, un pilone votivo dedicato a Sant’Andrea fatto erigere da un fedele come ringraziamento per il ritorno del figlio dalla prima guerra mondiale (18). Continuiamo in discesa sullo stesso cammino. Guardando il sentiero non è raro scorgere impronte di animali, in particolare il cinghiale che in valle prospera (19). Al termine di questa via ci ricongiungiamo con una strada agricola, continuiamo in discesa e riattraversiamo la Bealera. La strada scende giungendo al Rio: alla nostra destra è presente un bosco di ontano nero. Costeggiamo il Rio fino alla “provinciale” in prossimità del mulino.

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Dalla strada asfaltata giriamo verso destra, giunti al mulino riprendiamo il sentiero da cui siamo giunti,  ripercorriamo una parte del cammino fatto in precedenza fino ad uscire dal bosco (2): qui giriamo verso destra e costeggiamo i campi coltivati. Dopo circa 400 metri, sulla sinistra, troviamo una strada che entra in un bosco, la percorriamo in salita fino ad arrivare ad una strada asfaltata (Strada Prato Fiorito) nel comune di San Paolo Solbrito, proseguiamo in salita, passiamo sotto la ferrovia e giungiamo nel concentrico. Previo appuntamento (0141.936103) è possibile vedere la mascella di mastodonte custodita in Municipio (20A,B,C,D).

Sulla piazza del comune ci sono una fontana ed un bar.

Da qui scendiamo verso la stazione e concludiamo l’itinerario.
La linea ferroviaria che passa da San Paolo Solbrito è la Torino-Genova: è stata la prima del Regno di Sardegna. La stazione è collegata a Torino e Asti dal SFM6: in genere ogni ora c’è un treno.

 

Gian Carlo Prato, guida ambientale escursionistica

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